Obiettivo: rimanere nella squadra quando la squadra è altrove.
Come ha sperimentato il nostro smoothjobber, le relazioni in un team remoto divengono più faticose. In questo periodo si leggono tanti elogi dello smart working, ma diciamoci la verità, lo strumento porta con sé difficoltà non irrilevanti:
- la comunicazione via mail, incentivata dal lavorare a distanza, tende a polarizzare le posizioni e a ingenerare più facilmente contrapposizioni (avete presente quando partono quei botta e risposta via mail ad alto contenuto di vetriolo? Sicuramente parlare faccia a faccia aiuterebbe a risolvere il tema)
- la comunicazione virtuale è più disumanizzante e spinge a comportamenti strategici e all’utilizzo di tecniche di potere e diritti nella negoziazione (avete presenti quelle situazioni in cui l’altro alza la voce o fa appello a regolamenti e procedure? Ecco sì, intendono proprio quelle spiacevoli situazioni)
- i flussi comunicativi che già “di persona” erano vacillanti rischiano di rompersi completamente, lasciando isolate le persone (“ah scusa non lo sapevi? Pensavo ti fosse arrivata la mail! Ah no scusa era una chat. Ma non ti ha avvisato Caio? Pensavo ti avesse avvisato lui…”
Ora che abbiamo completato questa “operazione verità”, come gestiamo tutti questi problemi? La risposta è semplice: restando umani.
Cosa vuol dire? Vuol dire che le involontarie occasioni di incontro e di confronto, anche fuggevole, che prima accadevano naturalmente e costituivano il cuore delle tue relazioni e quindi il fattore abilitante della tua attività lavorativa in gruppo, ora devono accadere volontariamente. Ecco come puoi fare:
- cerca attivamente almeno una volta alla settimana delle occasioni di confronto sull’avanzamento delle tue attività con il tuo responsabile ( chiaro che se il responsabile sei tu c’è poco da cercare… nel caso leggi pure “fissa/organizza/proponi”). Se proprio non riesci a “incontrare” il tuo responsabile, almeno scrivigli, così da mostrare la tua proattività e la tua motivazione a proseguire il “business as usual”;
- crea un elenco del tuo network lavorativo e cerca di mantenere “calde le relazioni” con metodo: una chat al momento giusto, un pretesto per una call o una call senza pretesto, insomma non sparire dal radar dei tuoi contatti. Questo peraltro può aiutare te o il tuo collega a sentirsi meno soli in questi giorni di isolamento forzato;
- raccogli indizi per ricostruire il puzzle degli eventi che accadono nel tuo ufficio/nel tuo dipartimento: in questi giorni sarà facile che le informazioni non girino in maniera lineare (ammesso che prima lo facessero 😅), quindi è importante che sia tu a tenere le orecchie aperte e a cercare di raccogliere dove si presentano tracce degli eventi che accadono, in modo da poter poi costruirti una visione d’insieme. Non essere mai inquisitorio nelle tue ricerche, non è facile per nessuno lavorare di questi tempi e ricordati sempre, ora più che mai che:
“Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai nulla. Sii gentile, sempre”. Ian McLaren
Ecco, il tempo dello smart working forzato è arrivato. Ma non è detto che sia un male. Partendo da questo tempo possiamo costruire nuove capacità e affinare capacità che già possedevamo. E quando questo tempo passerà, le capacità che avremo appreso resteranno con noi.
Sei d’accordo? Leggi gli altri consigli sullo smart working:
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