Come abbiamo visto nel primo post il mondo è pieno di pessimi consigli su come risolvere i problemi con i propri capi. Ecco invece tre comportamenti che funzionano:

  • concentrati su quello che puoi cambiare tu invece di lamentarti
  • non sparlare del tuo capo con i colleghi
  • evita le shallow task

Abbiamo già visto brevemente nel primo post cosa significano ognuno dei tre comportamenti. Nel secondo post invece ci siamo concentrati sul contenuto e sul significato del primo comportamento: Concentrati su quello che puoi cambiare tu invece di lamentarti.

Ora vediamo il secondo comportamento: non sparlare del tuo capo con i colleghi.

🗣 non sparlare del tuo capo con i colleghi

Se il primo atteggiamento ti sarà sembrato difficile da realizzare, questo ti sembrerà impossibile.
Quanto è bello infatti potersi concedere dieci minuti di battute e critiche sul proprio capo con i colleghi? Ricordare insieme quell’episodio in cui disse un’emerita idiozia o prese una sonora cantonata? Oppure lamentarsi perché nonostante gli sforzi fatti il capo non ha mai avuto un complimento per noi?
È bello e rilassante, ma a che serve? Vediamo insieme le conseguenze:
  • hai raccontato eventi e dettagli che, probabilmente, verranno usati dai colleghi anche per sparlare di te (magari nel tuo ufficio si sparla solo del capo, per carità, ma ho conosciuto anche uffici nei quali si sparlava pure dei colleghi…);
  • nel caso il tuo capo lo dovesse scoprire questo potrebbe solo peggiorare il tuo rapporto con lui o addirittura dare luogo a delle ritorsioni.
C’è poi un fenomeno da tenere in considerazione, quello che io chiamo il moltiplicatore. Infatti, anche se il tuo capo non lo venisse a sapere, alla fine della “sparlata” ti troveresti sicuramente con un astio ancora maggiore di quello che nutrivi in partenza, a parità di fatti. Proprio come succede alle valanghe, anche questo genere di fenomeni si autoalimenta. A poco a poco che scende lungo la montagna la valanga ingloba tutto quello che trova, anche pezzi di pietra minuscoli e insignificanti. Così facendo diventa gigantesca e distruttiva. Lo stesso vale per il risentimento che nutriamo verso il capo (e gli altri in generale): quando entriamo in mood “valanga” a poco a poco che continuamo a criticare e sparlare, inglobiamo nella massa di neve ogni cosa, dai veri e propri “torti” ricevuti, ai dettagli più insignificanti e alle disattenzioni magari commesse in buonafede.
Alla fine arriviamo a nutrire un tale risentimento verso il capo da non riuscire quasi più a rivolgergli la parola senza sentirci dentro l’esplosione di una bomba nucleare. Questo non fa che aumentare il nostro malessere.
Come vedi, per 10 minuti di apparente sollievo ti stai esponendo a notevoli conseguenze negative. Infine, proviamo ad applicare il concetto di sfera di influenza appena imparato: sparlando del capo coi colleghi stai agendo nella tua sfera di influenza o fuori?
Esatto, sei fuori dalla sfera, e sul medio periodo potrai solo accrescere la tua frustrazione.
Quindi, mi ripeto, evita di sparlare. Usa le energie che risparmi per agire in maniera proattiva nella tua sfera di influenza. Vuoi andartene dal tuo ufficio perchè non sopporti più il tuo capo? Bene, usa quel tempo, che tanto sprecheresti comunque, per acquisire le competenze che ti servono per uscire di lì. Oppure termina prima le tue attività ed esci presto. Vai fuori, ad un corso, o anche a casa a leggere un bel libro. Ma per favore non rimanere lì a sprecare forze in una attività inutile e dannosa.
So che la saggezza popolare incoraggia questo genere di “sessioni di sparlata”, quasi fosse un diritto sancito nello statuto dei lavoratori. Ma liberarsi di questa abitudine è stata una delle mosse decisive per risolvere i miei problemi al lavoro. Non sei d’accordo? Sarei curioso di leggere la tua difesa della “sparlata” nei commenti. 

Conclusioni

Come vedi questo comportamento non è qualcosa di superficiale.  A differenza dei suggerimenti dei quali parlavo nel primo post qui non si tratta di semplici espedienti. Volendo ricorrere alla materia militare, questa non è tattica, è strategia. Sicuramente la sua applicazione richiede quindi un impegno molto maggiore, ma soprattutto richiede di rivedere alcune concezioni e abitudini consolidate.
Sono certo però che hai già intravisto i benefici che l’esercizio di questi comportamenti comporterebbero. L’esperienza mia e di molti altri permette di concludere che questi comportamenti sono alla base di relazioni sane con il proprio capo.

fai un breve esperimento

E quindi? E quindi ti suggerisco un esperimento: prova ad applicare questo comportamento per 30 giorni, un mese. Se qualcuno te lo chiede spiega pure perché lo stai facendo, e nel caso non funzioni dai pure la colpa a me. Se ci proverai seriamente in 30 giorni potrai già vedere i semi della nuova pianta germogliare e sono certo che vorrai continuare ad annaffiarla anche nei giorni successivi.
Una nota finale: e se nonostante questi comportamenti il rapporto con il tuo capo non dovesse cambiare? Anzitutto avrai imparato a non lasciare che il suo comportamento influenzi il tuo stato d’animo e poi, applicando soprattutto il primo e il terzo comportamento, avrai migliorato il tuo status professionale e accresciuto la tua occupabilità, fuori o dentro la tua azienda. Insomma, comunque vada sarà un successo.

Sei d’accordo con quello che hai letto? Fammelo sapere nei commenti e se ritieni che possa servire a qualche tuo conoscente condividilo pure attraverso i canali che trovi su questa pagina (sì certo che te lo dico per farlo diventare virale, ma tu condividilo solo se a te è servito e pensi possa servire a chi conosci).


    Andrea Cirillo

    Andrea Cirillo

    Senior Audit Quantitative Analyst in Intesa Sanpaolo, Andrea ha coltivato fin dagli studi universitari l’interesse per i temi del comportamento organizzativo. In seguito ha ottenuto una certificazione internazionale in consulenza manageriale e controllo interno presso l’International Institute of Internal Audit e la specializzazione in Organizational behaviour presso la Macquarie University.

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