Proseguendo l’analisi delle cause di errore nelle relazioni con i propri stakeholder arriviamo alle decisioni sbagliate.
La nostra capacità di valutare correttamente quanto ci circonda e prendere delle decisioni adeguate può risentire di due bias cognitivi, vediamoli nello specifico:
- il common information effect lo sperimenti quando in una riunione si tende a discutere e a prendere in considerazione tutti e soli gli elementi che i partecipanti hanno in comune. Per esempio si sta discutendo di una decisione da prendere e ci sono alcune informazioni che tutti hanno a disposizione, mentre alcune informazioni sono a disposizione di uno o di pochi. A causa di questo bias i pochi partecipanti tenderanno a non condividere quelle informazioni per timore di non essere compresi o esclusi dalla decisione e ci si concentrerà invece sulle informazioni che tutti hanno a disposizione. Questo bias pregiudica il raggiungimento di valutazioni corrette e l’assunzione di decisioni ottime;
- il confirmation bias si realizza quando nel prendere una decisione o svolgere delle valutazioni si prendono in considerazione solo gli elementi che vanno a confermare alcune nostre tesi e visioni già precostituite.
In fondo, come diceva Einstein, l’occhio tende a vedere ciò che la sua teoria gli suggerisce. Entrambi questi bias in fondo sono sintetizzati da questa massima e sono spesso fonte di errori: l’incapacità di andare oltre quanto già sappiamo o crediamo di sapere ci porta a valutare erroneamente le situazioni e prendere decisioni sbagliate.
Come si può mitigare questi due effetti?
Trattandosi di sistemi scritti in profondità nei nostri modi di interazione con l’ambiente (per motivi che non è il caso di approfondire qui) non è possibile eliminare questi due bias, possiamo però cercare di ridurre la probabiltà che producano i loro effetti indesiderati. Come? Incoraggiando una condivisione aperta delle informazioni e garantendo un clima privo di stigma per le idee diverse da quelle prevalenti. Un gruppo meno soggetto a groupthinking sarà anche meno soggetto al common information effect e al confirmation bias.
Questo post fa parte di una serie nella quale analizziamo le cause di errore più frequenti a lavoro e gli strumenti migliori per ervitarle. Se non l’hai già fatto, iscriviti alla mailing list per rimanere aggiornato sulla pubblicazione delle prossime pubblicazioni di questa serie.